Airbnb, il famoso portale per gli affitti brevi, naviga nel caos per un problema di sicurezza. Non un problema qualunque ma un problema che afferisce la tutela della salute dei suoi cari clienti. Il tornado che colpisce la piattaforma a quanto pare non è una novità. È oramai diventata una prassi al punto tale da rendere conveniente assumere un meteorologo o meglio un team di psichiatri. Oggi vedremo cosa succede ad Airbnb e cosa si può fare per migliorare il servizio senza incubo. Benvenuti su giipsy blog e in questo nuovissimo contenuto, l’informazione creativa in un click.
L’ennesima tragedia
Un appartamento al primo piano a pochi isolati da Times Square, un mazzo di chiavi lasciato sul balcone di una cantina vicina per gli affittuari di Airbnb e una donna australiana di 29 anni insieme ad un gruppo di amici festaioli, per festeggiare il capodanno del 2015. Non è l’inizio di un thriller ma la drammatica vicenda che colpisce la donna.
L’appartamento era pubblicizzato sul sito della piattaforma nonostante a New York la policy sugli affitti brevi è rigidamente vietata. La donna ha preso le chiavi e si è sistemata nell’appartamento convinta di essere da sola. In realtà, quando è arrivata in camera da letto si è trovata difronte il suo aggressore con una lama di coltello. Lui l’ha spinta sul letto e l’ha violentata. Ma a quante persone passano di mano le chiavi? O meglio il locatore ha sempre una copia di chiavi. Ma come è possibile dedurre la bontà dei locatori?
Airbnb: Too Big To Prevent
La piattaforma non è diventata too big to fail, ma too big to prevent. Oggi la società ha raggiunto le 200 milioni di prenotazioni. Non è la prima volta che accade una situazione spiacevole come questa. Un altra vittima ha scritto su un blog di essere ritornata nel suo appartamento dopo un viaggio di lavoro. Ha ritrovato il suo nido saccheggiato e distrutto. In questo caso, i malviventi volevano rubarle il passaporto. Ex agenti della sicurezza di Airbnb più volte hanno consigliato agli ospiti di nascondersi negli armadi o di fuggire dai violenti padroni di casa.
A Roma si tappano le buche in modo grossolano con del catrame invece di rifare le strade. Negli USA si affossano le tragedie con montagne di soldi. Metodo non diverso dalle tangenti.
Infatti, il dipartimento della sicurezza di Airbnb in questi casi si assicura che il team spenda tutto il necessario per supportare la vittima con pagamento di voli, alloggio, cibo, consulenza, costi sanitari, test di malattia per i sopravvissuti allo stupro. Questo è necessario ma non risolve il problema alla radice: Sicurezza.
Benessere dei Turisti o Tutela dell’immagine di Airbnb?
La customer care di Airbnb è funzionale a tutelare il benessere dei clienti turisti o assicurarsi che nessuno mai citi in giudizio la medesima società di San Francisco? Una settimana dopo la violenza sessuale, un membro dello staff è stato mandato in tribunale per vedere se la società è stata citata.
Airbnb afferma che meno dello 0,1% dei soggiorni subisce segnalazioni attinenti a problemi di sicurezza. Allora che senso ha tenere in piedi una squadra di 100 agenti istruiti a tutelare la vittima e allo stesso tempo l’immagine dell’azienda se le probabilità di tali accaduti è bassa?
Si può fare qualcosa?
Airbnb è una via di mezzo tra piattaforma tecnologica e operatore di albergo incapace di garantire sicurezza ai propri clienti. Ma in albergo, nelle stanze non trovi di già degli sconosciuti. Gli appartamenti sono come delle stanze al buio. Non sai mai cosa ti possa capitare. Le chiavi passano di mano in mano. I proprietari di casa sono imprevedibili. Su Airbnb Milano puoi vedere delle offerte se non hai paura.
La tecnologia non può agire per prevenire tali fatti gravosi. La scatola nera si può visionare solo dopo l’accaduto. Tra assicurazioni ai danni e supporto ai clienti danneggiati la società spende 50 milioni di dollari l’anno. Non sarebbe meglio che si evolvesse la customer care di Airbnb e agisse in ottica preventiva avvalendosi del team di sicurezza per accompagnare i clienti nelle stanze?
Giuseppe Foti